Gioia a Torre, Turris salva e Napoli a un passo dallo scudetto: la festa che unisce tutti

Torre del Greco, patria della Turris, si prepara a festeggiare lo scudetto del Napoli - Foto di torre_del_greco_imago_urbis da Instagram


A Torre del Greco, come in tutta la provincia, la festa scudetto per gli azzurri è cominciata in netto anticipo, esattamente domenica 23 aprile alle 22.45, dopo il sigillo di Raspadori all’Allianz Stadium nei minuti finali di Juventus – Napoli, ed ha avuto il suo centro proprio in Piazza Luigi Palomba, detta non a caso mmiez’ a’ Torre, dove si affacciano ben due Turris Club, nei quali i sostenitori dei corallini sono soliti ritrovarsi.

Torre del Greco, tifosi del Napoli e della Turris uniti nella festa: hanno vinto tutti

Non erano mancate dichiarazioni ambigue e frecciatine nelle settimane scorse all’ombra del Vesuvio, tra i gruppi di tifosi corallini e i sostenitori del Napoli, in vista di una sempre più probabile celebrazione del ritorno alla vittoria nella massima serie dopo 33 anni (ormai solo una matematica “da fantascienza” separa il Napoli dal terzo scudetto).

Tra i sostenitori più accesi della Turris vi è infatti chi è contrario a festeggiamenti in città, ma anche chi è piuttosto neutrale, a patto che vengano osservate delle regole di comportamento. E’ storica infatti la rivalità tra i più integralisti tifosi della Turris e i tanti cittadini torresi appassionati di calcio che da sempre sostengono, invece, la squadra che porta il nome del capoluogo. E questo forse ha dato modo di pensare che in città si potesse imporre il monopolio della gioia, arginare un entusiasmo che, indipendentemente dalla residenza, è essenza stessa del calcio e lo rende il gioco più bello del mondo per antonomasia.

Saranno stati quegli slogan che ogni tanto vengono fuori, tipo “Noi non abbiamo provincia” oppure l’installazione di un condominio particolarmente sfegatato che ha ricoperto le impalcature edili con una coreografia che ha fatto il giro dei social, prima di essere “graffiata” con il nome della compagine corallina scritto con lo spray.

Insomma, non lo scopriamo oggi che ci sono tanti concittadini, qui ed altrove, che non vogliono bene veramente alla loro città e tentano quindi di seminare contrasto e tensione. Forse, a dirla tutta, non lo fanno apposta. In cuor loro l’amore è talmente forte da provare a dimostrarlo in un modo che tutti gli altri, cittadini e tifosi ordinari, non possono e non vogliono capire. Figurarsi i non tifosi.

Caroselli di auto e fuochi dopo Juve – Napoli: la città corallina è già in festa

Tutto ciò si sgretola, però, davanti alla gioia, ai caroselli, ai palazzi azzurri e bianchi, ai volti sventolanti di Osimhen, Kvara e degli altri eroi azzurri protagonisti del campionato. Perché è in questi momenti di gioia, quelli che oggi accomunano i corallini salvi dopo una difficile stagione in Serie C e gli azzurri primi in Serie A, che è giusto ricordare le radici comuni di una tifoseria e, per esteso, di un popolo che negli anni ha subìto di continuo e che trova il suo riscatto sugli spalti, incitando quegli eroi che non combattono con la spada ma con il pallone.

Quel popolo che ha fatto sentire la prima forte scossa domenica scorsa, e che sta covando in ogni vicolo e in ogni piazza una voglia di festa, che non aspetta altro che esplodere probabilmente già domenica prossima, come il vulcano che ne ha forgiato la tempra. Questa volta inondando le strade torresi di azzurro, così come tre anni fa dopo i mesi tragici di lockdown furono inondate di rosso corallo per il ritorno tra i professionisti. Perché quella che tanti vedono come una rivalità per tanti altri è una fortuna: quella di festeggiare la vittoria di tutti senza nessuno sconfitto, quello che nelle città come Roma, Torino, Milano o Genova non ci si può permettere.

Turris salva in serie C e Napoli campione dopo 33 anni: la festa che unisce tutti

Certo, il tifo è come la mamma: ci si affeziona da piccoli, ci si lega alla propria squadra del cuore con un sentimento talvolta irrazionale, inspiegabile, indissolubile. Proprio come tale, ogni tifo va rispettato. Pure quelli che da piccoli si sono affezionati a compagini con la sede lontana centinaia, migliaia di chilometri.

Cosa dire ? Non tutti hanno la fortuna di far coincidere sentimento calcistico e domicilio. Al cuor non si comanda, diceva Blaise Pascal. E superato il sacrosanto rito dello sfottò che mette il giusto pepe alla nostra passione, guai se non ci fosse, si ritorna a bruciare tutti dello stesso amore, per quel pallone che gonfia la rete e ci fa sentire i re del mondo per una sera.

In quei momenti si celebra lo sport nel senso più profondo: quello della condivisione e dell’incontro tra la gente, del rispetto del prossimo, la sublimazione in senso civico del coro “difendo la città”. Difenderla da chi vuole deturparla, fuori, imbrattando. E dentro, dividendo i cittadini in tifosi bravi e tifosi cattivi. In vincitori e perdenti. Con i torresi e i napoletani non funziona. Perchè non si combattono tra di loro. E perchè, almeno questa volta, hanno vinto entrambi.


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